di Valeria Glaray (su giornalelavoce.it)
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Il percorso di vita di Donata, di Torre Canavese, è un esempio lampante di come le sfide più dure possano trasformarsi in una missione di aiuto e di sensibilizzazione
l cammino di Donata, di Torre Canavese, comincia nel marzo 2014, quando il chirurgo la convoca per consegnarle il referto istologico del nodulo che le era stato asportato qualche settimana prima. Fino a quel momento, tutti pensavano fosse benigno. Ricorda ancora il tono pacato e le parole misurate del medico nel rivelarle che, invece, quell’intruso era un tumore triplo negativo, una forma aggressiva e curabile solo con la chemioterapia. La ferita era doppia: poco più di un anno prima, aveva perso sua madre per un tumore. E ora, senza neanche il tempo di riprendersi, Donata si ritrovava di nuovo dentro quel tunnel che conosceva fin troppo bene. Ma, stavolta, decisa a non farsi schiacciare.
Nell’estate del 2015, terminate le terapie, arriva un’altra notizia destinata a cambiare la sua vita: il test genetico a cui si era sottoposta rivela la presenza della mutazione BRCA-1, la stessa di cui si era parlato dopo il caso di Angelina Jolie. Donata ricorda di aver letto articoli e testimonianze in merito e comincia a documentarsi sul web. È così che scopre l’esistenza di aBRCAdabra ETS, un’associazione appena nata per sostenere chi convive con la stessa mutazione. Attraverso quell’incontro, Donata comprende meglio i rischi che ancora correva e, l’anno successivo, decide di non lasciare nulla al caso: sceglie di sottoporsi a interventi preventivi di annessiectomia e mastectomia, per togliere alla mutazione ogni potere sul suo destino.
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